Si chiama drug repurposing e consiste nel “riposizionare” farmaci già approvati per nuove indicazioni terapeutiche. Si tratta di una branca di ricerca molto promettente perché permette di risparmiare tempo e risorse riuscendo a sperimentare molecole su malattie rare o su patologie per le quali serve una certa velocità.
Si calcola infatti che per lo sviluppo di una nuova molecola (dalla produzione all’approvazione, passando per le varie fasi della sperimentazione preclinica e clinica) generalmente siano necessari 12-15 anni e circa 2-3 miliardi di euro. Per la valutazione di un riposizionamento, invece, occorrono dai 6 ai 7 anni e circa 300 milioni di euro.
“Fino a poco tempo fa il drug repurposing era interessante soprattutto dal punto di vista accademico – spiega Alfredo Budillon, direttore scientifico dell’Istituto nazionale Tumori Irccs Fondazione G. Pascale di Napoli – Con il Covid ne abbiamo tutti visto l’utilità”.