Il governo cambia cavallo, per la sanità territoriale potrebbero essere usati meno fondi europei e più risorse nostrane. In particolare, su 1308 case di comunità e 360 ospedali di comunità ancora da realizzare, 400 unità – di cui 309 Case e 81 Ospedali – potrebbero non essere più finanziate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ma dai fondi per l’edilizia sanitaria. Il governo Meloni sarebbe avviato ad affidare il 20% delle nuove strutture ai fondi stanziati per la prima volta, in lire, 31 anni fa dalla legge 502/92. Così le risorse europee del Recovery Plan si libererebbero sia per coprire i rincari avvenuti nel 2022 su materiali di costruzione e bollette energetiche sia per assumere il personale che inevitabilmente mancherà all’assistenza territoriale di qui al 2026, date le carenze ed il tasso di pensionamento elevatissimo degli effettivi, medici ed infermieri in primis. Gli investimenti attesi per il personale del territorio si limitano ad oggi ad un fondo della Finanziaria 2023 che sarà finanziato con un miliardo di euro l’anno a partire dal 2025 ed alla possibilità di impiegare molti dei 2,7 miliardi stanziati per il capitolo relativo al potenziamento dell’assistenza domiciliare da estendere a nuovi 800 mila pazienti cronici ultra sessantacinquenni. Da parte loro, per edificare i muri delle nuove strutture, quelle tutte da avviare, le risorse dell’edilizia sanitaria oggi possono contare su quasi 10 miliardi di euro di fondi in conto capitale non spesi: il governo ne parlerà con le Regioni e quindi con l’Unione Europea.
Dopo la pandemia: ripensare i percorsi clinici tra ricerca, cronicità e innovazione
Gli impatti in termini di ricerca e di organizzazione dei percorsi clinici determinati dalla pandemia di Covid-19 hanno mostrato quanto sia stato catastrofico quest’ultimo periodo