I costi totali per un paziente con fibrillazione atriale che si sottoponga all’ablazione transcatetere (la procedura standard per la sua condizione) sono di 4.008 euro, mentre per chi non lo fa le spese lievitano a 5.516, quasi un terzo in più. E lo stesso vale per i costi legati all’ospedalizzazione: chi si è avvalso della tecnologia è pesato sul servizio sanitario per 855 euro, contro i 1.336 di chi non l’ha fatto. I dati provengono da un’analisi promossa dall’associazione Assobiomedicali in seno a Confindustria Dispositivi medici, svolta in collaborazione con Clicon, una società che si occupa di health economics, e con l’Aiac, l’Associazione italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione.
“Con la nostra analisi abbiamo voluto valorizzare l’innovazione tecnologica nei processi d’acquisto tramite le real world evidence, cioè i dati del mondo reale”, commenta Nicola Barni, presidente di Assobiomedicali. In questo momento, le gare di acquisto pubbliche si basano per la stragrande maggioranza sul criterio del minor prezzo. “Misurare l’innovazione in base alla singola prestazione non ha senso. Per questo noi ci siamo focalizzati sul processo: per dimostrare che, se la tecnologia viene valorizzata, si genera un risparmio che può essere reinvestito”, continua Barni.