Da un lato la realtà virtuale per la gestione del dolore cronico, dall’altro l’uso della medicina genomica per migliorare l’assistenza sanitaria. Sono i temi affrontati da Cristopher Eccleston, professore di psicologia medica e direttore del Center for pain research dell’università di Bath (Uk) e Robert Konrat, Group Leader, Max Perutz Labs.
Sono almeno 140 milioni i cittadini europei che soffrono di dolore cronico. La maggior parte di essi potrebbe effettuare cure autonomamente, ma per almeno un milione di persone servono terapia e assistenza che in molti casi sono poco accessibili. La soluzione potrebbe arrivare dalla realtà virtuale. “Tendiamo a concentrarci sul dolore come un problema puramente sensoriale. Ma il dolore cronico è molto di più. Ha a che fare con la perdita di qualcosa. Se chiedi a persone diverse di descrivere il dolore cronico, otterrai risposte diverse. Nel senso che molte di esse si concentreranno sulle perdite della loro vita. Un aspetto che ha a che fare con l’impatto del dolore nella quotidianità. In tali condizioni, le persone tendono a perdere fiducia in loro stessi, ne risente la vita sociale, si corre il rischio di perdere il lavoro, di cadere in depressione fino a che non si mette in discussione la propria identità. Per questo motivo, quando penso al dolore cronico, penso a una persona che lotta attivamente per cambiare la propria vita, ma si sente bloccato”, ha spiegato Ecclestone.